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Chi possiede l'arte AI? una profonda immersione in copyright, proprietà intellettuale e responsabilità

di Manasvi Arya5m2025/04/16
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Troppo lungo; Leggere

L’intelligenza artificiale sta cambiando il modo in cui pensiamo all’arte. ChatGPT, DALL·E e Midjourney usano tutti l’IA per creare opere d’arte.
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In 2019, a robot capable of creating art was developed by Engineered Arts under the guidance of Aidan Meller. This innovation raised fascinating questions: what is art? And can something produced by a machine even be considered art? The robot, named Ai-Da, quickly gained attention for her eerie ability to create abstract and surreal images—some of which were labeled "self-portraits." She even has her own social media presence. At the time, the world watched in mild curiosity, intrigued but not alarmed. The conversation centered more on aesthetics and philosophical musings than on ownership. Nobody was too concerned about intellectual property rights or copyright laws.

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Ma la cosa sul progresso è che il cambiamento genera il cambiamento.


Fast in avanti al 2022, quando il rilascio di ChatGPT ha cambiato tutto. All'improvviso, l'IA generativa non era solo una demo tecnologica cool; è diventata accessibile a tutti - dagli hobbyisti ai professionisti agli utenti di tutti i giorni. Che cosa sembrava una novità affascinante si è rapidamente trasformata in una forza disruptiva nelle industrie creative. Ora, emerge una conversazione molto più alta, una che si immerge direttamente nella sabbia legale ed etica: chi possiede l'arte generata da AI? La proprietà è con l'utente che ha spinto l'algoritmo? Lo sviluppatore che ha scritto il codice? O l'azienda che possiede il modello? E gli artisti le cui opere originali sono state addestrate a questi sistemi?

Studio Ghibli incastrato in una lotta IP

Generative AI tools such as ChatGPT, CGDream, DALL·E, and Midjourney have completely redefined what it means to be an artist. With just a few lines of text, users can produce illustrations, paintings, and even animations that mimic the styles of established artists and studios. The controversy surrounding AI-generated images that mimic the distinctive aesthetic of Studio Ghibli has become a flashpoint in this larger debate.

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I forum online e i social media sono inondati di opere d'arte ispirate a Ghibli – alcune così convincenti che i fan li confondono con un'arte concettuale non rilasciata.


Mr. Chua, un avvocato per la proprietà intellettuale, ha spiegato a The Straits Times che “nessuno può rivendicare diritti esclusivi su uno stile”, citando un precedente legale notevole che coinvolge il musicista Ed Sheeran, che è stato processato per presunto copiare un’altra canzone. Il caso è stato infine respinto perché le progressioni dell’accordo – come gli stili d’arte – non possono essere coperti da copyright. Tuttavia, questo non significa che gli artisti siano senza ricorso.Titolo: The Straits Times

Il caso per la supervisione etica

Come uno degli studi di animazione più amati al mondo, molti creativi sperano che Studio Ghibli possa guidare l'affrontare l'ascesa incontrollata dell'arte AI. La preoccupazione non riguarda solo l'imitazione, ma la diluizione del lavoro creativo.


Proprio come OpenAI si trova di fronte a processi per la formazione di modelli linguistici su materiali coperti da copyright senza permesso – come quello di Scarlett Johansson, che sostiene che la sua voce è stata utilizzata per addestrare un assistente vocale senza il suo consenso – gli artisti visivi chiedono una responsabilità simile.

Chi possiede le immagini generate da AI?

Qui sta il dilemma principale. Nella maggior parte delle giurisdizioni, i diritti d'autore sono concessi solo alle opere create dall'uomo. Questo principio giuridico è stato rafforzato nel famoso caso di "selfie delle scimmie", in cui un macaco ha usato la fotocamera di un fotografo per scattare un selfie.


Quindi, se l'IA non è umana - e se genera autonomamente un pezzo d'arte - allora chi può possedere i diritti a quella creazione?



Currently, many AI platforms state in their terms of service that users have rights to the content they generate. However, this is more of a policy stance than a legal one. The truth is, there’s still no global legal framework that definitively answers this question. And if we really dig deeper, another issue bubbles to the surface: the dataset. These AI systems are trained on millions (if not billions) of images scraped from the internet, often without the consent of the original creators. This includes everything from amateur sketches on DeviantArt to professional illustrations from licensed portfolios.

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Se un’intelligenza artificiale impara a disegnare “come” un particolare artista analizzando migliaia delle sue opere, è questo furto o ispirazione?

La zona grigia: copyright, cultura e futuro

Ora, il consenso giuridico si avvicina a considerare le immagini generate da AI come dominio pubblico, il che significa che nessuno le possiede.Ma questo potrebbe cambiare man mano che i litigi continuano e i governi iniziano a elaborare una nuova legislazione.Alcuni paesi stanno già prendendo provvedimenti.L'Unione europea, ad esempio, ha introdotto progetti di regolamenti sull'IA che includono requisiti di trasparenza per i sistemi generativi.Nel frattempo, l'Ufficio del copyright degli Stati Uniti ha iniziato a rifiutare le registrazioni per i contenuti generati da AI a meno che non vi sia "significante autenticità umana".


Questo ci lascia in una zona grigia – una sorta di limbo del copyright in cui gli utenti credono di possedere ciò che creano, le piattaforme rivendicano responsabilità limitata e gli artisti originali hanno poco o nessun ricorso.

Cosa succede dopo?

The path forward is murky. Any meaningful solution will likely require an unprecedented level of international cooperation. After all, the internet doesn’t recognize borders, and neither does AI-generated content. For copyright laws to truly be effective in this space, they’ll need to be enforceable globally—a challenge that has never been successfully met before.

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Nel frattempo, gli artisti stanno combattendo in tutti i modi in cui possono: attraverso processi, campagne pubbliche e persino creando dati “intossicati” che interrompono il modo in cui i sistemi di intelligenza artificiale allenano il loro lavoro.


Se l’arte AI diventa una forza democratizzante o distruttiva dipende da come noi, come società, scegliamo di regolarla.Una cosa è chiara: la conversazione è appena iniziata, e le regole di proprietà nell’era digitale sono ancora in corso di scrittura.


This story was authored under HackerNoon’s Business Blogging Program.

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